Regia di: Paolo Taviani, Vittorio Taviani.
Con: Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti.
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Ho visto cose che voi civili non potete immaginare, |
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lanciafiamme balenare nel gelo delle Tofane, |
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uomini in combattimento massacrati in una buca di fango... |
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Tutti quei momenti andranno perduti, come lacrime nella pioggia, |
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ma nel cuore nessuna croce manca. |
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E' tempo di morire. |
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Io sono Li |
Attrezzatevi per dei rimescolamenti più radicali
«Viviamo in una crisi epocale. Credo che non siamo ancora al fondo, neppure alla metà di questa crisi. Noi siamo come alla fine di una terza guerra mondiale, che non è stata combattuta, ma che pure c’è stata in questi decenni. Che è in qualche modo finita, con vinti e vincitori, o con coloro che si credono vinti e altri che si credono vincitori. La pace, o un punto di equilibrio, non è ancora stata trovata, in questo crollo complessivo. Si pensi a che cosa è accaduto della Russia. Ma la democrazia americana, anche se ha vinto, non può proporre niente e sino ad oggi non ha proposto niente. Il rimescolo dei popoli, delle culture, delle situazioni è molto più complesso di quello che non fosse nel 1918. E un rimescolo totale. E in più c’è la grande incognita dell’Islam. E noi non abbiamo strumenti intellettuali per interpretare adeguatamente tutto ciò. Siamo dinanzi all’esaurimento delle culture. Non vedo nascere un pensiero nuovo nè da parte laica né da parte cristiana. Siamo tutti immobili, fissi su un presente che si cerca di rabberciare in qualche maniera, ma non con il senso della profondità dei mutamenti. Non è catastrofica, questa visione; è realistica; non è pessimistica perché io so che le sorti di tutti sono nelle mani di Dio. La speranza non viene meno. L’unico grido che vorrei far sentire oggi è il grido di chi dice: aspettatevi delle sorprese ancor più grosse e globali, attrezzatevi per dei rimescolamenti più radicali. Non cercate nella nostra generazione una risposta, noi siamo solo dei sopravvissuti ».
(Giuseppe Dossetti, conversando con la redazione di Bailamme, pubblicata sul fascicolo 15-16 del dicembre 1994)
Sì c’è la Chiesa, ma se anch’essa non si fa più spirituale…
«Vivremo sempre di più la nostra fede senza puntelli, senza presidi di sorta, umanamente parlando. Destinati a vivere in un mondo che richiede la fede pura. Potremo attingere soltanto alla fede pura, senza poggiare in nessun modo su argomenti umani. Nessuna ragione, nessun sistema di pensiero, nessuna organicità culturale, nessuna completezza e forza di pensiero organico, costruito, potrà presidiare la nostra fede. Sarà fede nuda, pura, fondata solo sulla parola di Dio considerata interiormente. Non potremo attingere a niente, a nessuna sintesi, a nessuna summa. Può darsi che i geni, che l’umanità può ancora far nascere dal suo seno, possano esprimere una nuova sintesi culturale adeguata al Vangelo. Ma è molto, molto, molto, sempre più difficile.
E non avremo il conforto in nessuno dei piccoli nidi sociali che siano omogenei e sostengano la nostra vita evangelica. Come non lo avremo più nessuno di noi nel nostro Paese. Quegli ultimi nidi, quelle ultime nicchie “covanti” ed un poco facenti calore, un certo tepore... sarà molto difficile che si riproducano. E invano si cercherà di riprodurli. Anzi, ogni tentativo di ricostituire, o di dar da bere che si può ricostituire una sintesi culturale o una organicità sociale che presidi e che difenda la fede sarà sempre un tentativo illusorio, ...anche se una certa tentazione è sempre rinascente. Forse già in questi giorni si cerca di preparare nuovi presidi, nuove illusione storiche, nove aggregazioni che cerchino di ricompattare i cristiani. Ma i cristiani si ricompattano solo sulla parola di Dio e sull’Evangelo! E sempre più dovremo contare esclusivamente sulla parola del Signore, sull’Evangelo riflettuto, meditato, assimilato. Non guardando fuori, non appoggiandoci ad altri che possano in qualche modo consentire col nostro pensiero, ma guardando noi stessi ed ascoltando interiormente la testimonianza dello Spirito che ci attesta che Gesù è vero, che vive ed è eterno. Sì, c’è la Chiesa, ma se anche essa non si fa più spirituale, anziché cercare dei sostegni, dei puntelli delle aggregazioni sociali di ogni tipo, delle cose che avrebbero dovuto ormai persuadere che non tengono...che non sono adeguate alla verità del tutto divina che noi professiamo, la Chiesa stessa se non si fa più spirituale non riuscirà ad adempiere alla sua missione di collegare veramente i figli del Vangelo!»
(Giuseppe Dossetti, dall’omelia a Montesole per la professione di Giovanni Lenzi, 1994)
Gracias a la vida Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me dió dos luceros, Que cuando los habro Perfecto distingo, Lo negro del Blanco, Y en el alto cielo, Su fondo estrellado, Y en las multitudes Al ombre que yo amo Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me ha dado el oído, Que en todo su hancho, Grava noche y dia Grillos y canarios, Martillos Turbinas Ladridos Chubascos Y la voz tan tierna Del que estoy amando Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me ha dado el sonido Y el abecedario, Con el las palabras, Que pienso y declaro Madre amigo hermano, Yluz alumbrando, La ruta del alma Del que estoy amando Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me ha dado la marcha De mis pies cansados, con ellos anduve, ciudades y charcos, Playas y desiertos, Montañas y llanos Y la casa tuya, Tu calle y tu patio Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me dio el corazón Que agita su marco Cuando miro el fruto Del cerebro humano, Cuando miro el bueno Tan lejos del malo Cuando miro el fondo De tus ojos claros Gracias a la vida, Que me ha dado tanto, Me ha dado la risa Y me ha dado el llanto Asi yo distingo Dicha de quebranto Los dos materiales que forman mi canto y el canto de ustedes que es el mismo canto, y el canto de todos, que es mi propio canto Gracias a la vida, Que me ha dado tanto Violeta Parra | Grazie alla vita Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato due astri che quando li apro perfettamente distinguo il nero dal bianco, e nell'alto cielo il suo sfondo stellato, e tra le moltitudini l'uomo che amo. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato l'udito che in tutta sua apertura cattura notte e giorno grilli e canarini, martelli turbine latrati burrasche e la voce tanto tenera di chi sto amando. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il suono e l'abbecedario con lui le parole che penso e dico, madre, amico, fratello e luce illuminante, la strada dell'anima di chi sto amando. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi, con loro andai per città e pozzanghere, spiagge e deserti, montagne e piani e la casa tua, la tua strada, il cortile. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il cuore che agita il suo confine quando guardo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene così lontano dal male, quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari. Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto, così distinguo gioia e dolore i due materiali che formano il mio canto e il canto degli altri che è lo stesso canto e il canto di tutti che è il mio proprio canto. Grazie alla vita che mi ha dato tanto. Violeta Parra |